29 / 12 / 2011

2007 - Arte e Vino

Il saggio di Chiara Vigo affronta da più punti di vista il problema delle etichette apposte sulle bottiglie di vino. Di primo acchito si potrebbe pensare che questa ricca tradizione si collochi nell’ambito dei marchi dei prodotti. E in effetti, inizialmente, è stato proprio così. In origine le etichette dei vini, intese come fonte di informazione, seguono il tragitto di comunicazione degli altri prodotti nell’evoluzione dei mercati di massa, nel senso che si tratta di informazioni volte a garantire la qualità dei beni confezionati (cfr. Strasser 1989, cap. 2). Nel caso del vino, ovviamente, si tratta di certificare la natura del liquido contenuto nelle bottiglie etichettate. In un’altra bella tesi di dottorato della Scuola di Studi Avanzati, quella di Carlo Vinti (2007, pp. 313-339), si racconta una storia analoga che ripete, a mezzo secolo di distanza, le prime esperienze statunitensi analizzate da Strasser: “Se si prendono in esame i materiali pubblicitari creati negli anni cinquanta dalla Direzione propaganda della Pirelli, si osserva che nella maggior parte dei casi è il prodotto, pneumatico o altro articolo di gomma, che regna incontrastato, ispira i testi e le trovate pubblicitarie, suggerisce in-venzioni formali, si impone all’attenzione isolato da ogni contesto o ambientazione d’uso” (ivi, p. 324). Insomma, anche nel caso delle etichette per il vino, la funzione iniziale rientra nella tradizione consolidata del “marchio di fabbrica” (cfr. Legrenzi 2004). Chiara Vigo ripercorre le vicende esemplari, in questo senso, delle etichette della casa vinicola dei Rothschild (cfr. pp. 103-111). Nel 1924 Philippe de Rothschild dà inizio all’imbottigliamento integrale della sua produzione, prima che questa lasci la proprietà, con un’innovazione che diventerà gradualmente normale prassi nel mondo vitivinicolo. Il proprietario si impegna di prima persona e sottoscrive con il suo nome la qualità del prodotto venduto. L’etichetta diviene così certificato dell’origine e impegno da parte dei Rothschild nei confronti dei consumatori. La garanzia diverrà più esplicita con la tiratura numerata dei vari tipi di confezioni (mezze bottiglie, bottiglie, magnum, bottiglioni e imperiali) e, nel 1942, con la menzione del maestro di cantina “A. Blondin”.

Paolo Legrenzi

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